Serge Quadruppani è uno che non molla. Da “L’assassina di Belleville” a “In fondo agli occhi del gatto” ogni suo romanzo mantiene forte il senso della denuncia e dell’analisi della realtà. Vive tra l’Italia e la Francia, due contesti che ritroviamo nelle sue narrazioni. Di questi giorni l’uscita de “La rivoluzione delle api”(ed. Verdenero). Siamo in Italia. Un multinazionale agroalimentare, una catena di omicidi, una moria di api , uno scienziato che indaga sulla loro sparizione trovato morto. Chi sono le api?
“Le api, si dice che sono le sentinelle dell’ambiente. Adesso le sentinelle stanno molto male. E sappiamo che il rischio della scomparsa delle api è anche
il rischio della scomparsa d’una fetta enorme della biodiversità. Le api sono le vittime di una strage da cui, come tante altre stragi, si fatica ad
identificare ufficialmente i mandanti mentre, in via ufficiosa, tutti le conoscono. Nel caso delle api, sono le multinazionali del settore agro-alimentare che le fanno morire con i loro veleni. Poi, nel mio libro le api sono anche il supporto di due metafore. Un scienziato dice che forse muoiono perché si sono adattate troppo bene al cambiamento dell’ambiente, rassomigliando così ad una certa sinistra ufficiale, sparita in quanto sinistra per un eccesso di sovradattamento all’epoca. In realtà, il crimine è anche un crimine senza cadavere. Quella delle api non è una morte sicura: quando l’arnia, misteriosamente, da un giorno all’altro, si svuota, non si trovano i cadaveri delle api intorno. Chi ci dice che non sono semplicemente andate via, andate altrove e che un giorno o l’altro, non torneranno?”
In Francia hai recentemente pubblicato per Le Seuil “La Politique de la peur” che presto dovrebbe arrivare anche da noi …
“E’ un saggio sull’antiterrorismo e le leggi sulla sicurezza in Occidente in particolare, e nell’impero (l’impero dell’economia globalizzata, cioè il
pianeta Terra) in generale. Dispositivi legislativi, mediatici, delle narrazioni strutturate nell’immaginario collettivo, tutte basate sulla
mistificazione dell’origine della violenza e sulla mostrificazione del nemico servono al mantenimento d’una società mondiale illegalitaria,
distruttiva, che ha sempre più difficoltà a trovare altrove la sua legittimazione. La politica della paura funziona grazie ad una visione del
mondo profondamente congeniale a quello del neo-liberismo, cioè la guerra di tutti contro tutti. Non a caso non cito soltanto i lavori di sociologi e di
giuristi ma anche antropologi come Marshal Sallins che hanno dimostrato la falsità di questo punto di vista. Dobbiamo inventare un’ altra politica che
non sia basata sulla paura (dei giovani, dei rom, dei musulmani, degli stranieri)
Quanto ha influito tutto questo sulle rivolte in corso in alcuni paesi del Mediterraneo?
“Finalmente, è sotto gli occhi di tutti, anche dei più ciechi che la politica della paura è servita a mantenere al potere dei dittatori cleptomani e il loro clan.
Sei tra gli scrittori messi all’indice da alcuni esponenti leghisti del Veneto per aver firmato, sette anni fa, l’appello contro l’estradizione di Battisti. Di fronte alla richiesta di eliminare dagli scaffali delle biblioteche pubbliche gli autori che compaiono in quella lista, che sensazione provi?
“Come ho scritto subito a Wu Ming 1, ” l’idiota enormità di certe dichiarazioni potrebbe lasciarci senza voce. E’ una cosa talmente stupida
che si ha soltanto voglia di alzare le spalle e pensare ad altro.” Ma non dobbiamo mai sottovalutare la superpotenza dell’idiozia, che si è dimostrata
più volte nella storia. Grazie alla mobilitazione in rete e in strada, abbiamo vinto un primo round: la lettera alle scuole del Veneto non è stata più inviata. Ma temo che questa ultima lista redatta sia soltanto la parte emersa d’una lista ufficiosa molto più diffusa e messa in atto da funzionari intimoriti dalle dichiarazioni dei capetti di provincia. La politica della paura fa molto danno anche nelle biblioteche.”
Per un militante come Quadruppani cos’è la letteratura ?
“Se mi devo dichiarare militante mi sento un “militante” della letteratura: uno dei modi più belli ed efficaci per contribuire all’autonomia
dell’immaginario, condizione fondamentale affinché l’umanità possa inventarsi altri modi di vivere insieme meno ingiusti e distruttivi”.
Pubblicato domenica 6 febbraio 2011 su “Il Corriere Nazionale” nella pagina “Scritture & Pensieri”